Jeff Mills, il poeta della techno.
Famoso per la sua versatilità e totalità in ambito artistico, uno dei massimi esponenti della techno mondiale, l’alieno, colui che viene dalla decadente Detroit, Jeff Mills.
Cultore della musica, di quel suo- no sporco, a tratti acido, mentale e fisico, si è sempre approcciato alla musica elettronica come strumento per oltrepassare i confini musicali e sociali. Un’artista dalle mille arti che deve tutto a una di queste, la techno.
Parte come disc-jockey negli anni ’80 sotto lo pseudonimo di “the Wizard”, mettendo in risalto sin da subito la sua poliedricità musicale. Pochi anni dopo insieme a “Mad”, Mike Banks, fonda a Detroit “Underground Resistance”, un collettivo musicale noto per la sua militanza politica contro i problemi razziali. Vestiti in uniforme da combattimento si definivano “Men on a mission” pronti a dare alla tech- no più contenuto e significato. E poi gli anni ’90, fonda la sua più famosa etichetta “Axis”, e successive sottoetichette come ”Purpose Maker” e “6277”.
Esistono decine di leggende su questo artista dalle mille personalità, la maggior parte di queste vere; partendo dalla performance al museo del Louvre, a una collaborazione con l’orchestra sinfonica di Montpellier, ai set con 4 giradischi che suonano all’unisono fino a vari lavori per film e colonne sonore.
Ma uno dei tratti che lo contraddistingue è la sua attrazione per lo spazio. Attratto da ciò che mette a confronto l’ignoto con la condizione umana, da ciò che è legato alla fenomenologia dell’universo, è la techno lo strumento per andare oltre a ciò che all’occhio umano non è visibile, quasi a stravolgere questo equilibrio tra suono e ignoto.
Uno dei più recenti progetti ha proprio questo come pilastro portante, una collaborazione della sua etichetta Axis con NTS radio che da vita a una performance che proietta l’ascoltatore nella dimensione spazio/tempo con uno scenario selezionato dagli osservatori della Nasa. The Outer Limits, suddiviso in 6 episodi, collabora con artisti di tutto il mondo, un progetto che si trova a metà tra un documentario scientifico e un mixtape techno, trasmesso in oltre 50 paesi, con l’intento di educare l’ascoltatore alla scienza dello spazio con performance musicali inedite per una futura e attuale esplorazione dell’universo.
Quasi dopo 30 anni di attività non resta mai fermo sullo stesso pun- to, sempre impeccabile sulla sua Ro- land 909. Lavora i beat fino all’osso, li trasforma fino a guadagnarsi l’appellativo di Beat Juggler, impassibile quando tiene 3 dischi contemporaneamente da vita a un equilibrio precario di irruenza e precisione chirurgica cantato dalle macchine e da chi come lui ne parla la lingua.